Un vicolo stretto e il freddo che batte sulle ginocchia avvolte in collant neri.
La borsa tenuta a penzoloni con entrambe le mani.
Aspettare e alla bocca dello stomaco quel lieve senso di agitazione che anticipa un incontro.
Qualche ragazzo che entra e le luci soffuse di questo posto che riscaldano anche da qui fuori.
Finché lui non arriva, l’imbarazzo che si tramuta in un sorriso.
Le gambe che cedono a qualche passo oltre la porta.
C’è sempre qualcosa che abbiamo aspettato, lo stare bene lo si sente davvero dentro ai polmoni.
Indossa un gubbino di pelle e sotto una maglia nera con un disegno stilizzato rosso e sorride.
Io mi sento così bella in questo vestito verde, un pò scollato.
La musica che avvolge le nostre frasi, raccontarsi come se ci conoscessimo da sempre.
Tanti incastri nelle nostre vite che sembra un puzzle che doveva trovare dei tasselli.
Le mani attorno al bicchiere di birra, la schiuma che si dirada ad ogni sorso e la sorpresa di un’amicizia che sa di calore, di non avere paura.
Come un giardino segreto dove possiamo correre solo noi ed inciampare senza farci male.
Alzo gli occhi e non sento paura, perché lui sa ascoltarmi.
In questo stesso posto una sera nella mia realtà avevo sentito il fondo risucchiarmi mentre coprivo le mie mani ferite e ora, non avrei mai immaginato di scrivere di un incontro del cuore.
Di occhi furbi che nonostante non ci sia voce e contatto, sono presenti dentro.
La musica di disperde, la faccio ripartire altre volte e profuma di completezza, di sguardi, di presenza.
Un sorso e un’altra risata, composti e scomposti in entità oltre, in sentimenti veri e genuini rari ormai da trovare.
(Con sottofondo “Secret Garden” di Bruce Springsteen)