Pirata

Domenica pomeriggio e un docufilm da guardare.

Una storia, gli inizi, le gare, la gloria, gli incidenti, lo stop, la depressione e la fine.

Quella fine.

Dentro la solitudine.

Assordante ancora oggi, mentre mi scivolano davanti agli occhi le immagini che quasi vent’anni fa erano realtà.

Le accuse, l’allontanamento dalle gare, quell’amaro sul volto.

Il suo.

Di Marco.

Pantani.

Marco Pantani.

Il Pirata.

Avevo diciassette anni e sentii il freddo violento della notizia che scosse tutta Italia, un racconto che era diventato una catena da anni, la fine di un mito, che avevano voluto allontanare perché troppo forte sulle piste, ma troppo debole e fragile per poter combattere un nemico che è oscuro e fa più paura di ogni mostro là fuori.

Davanti a quel televisore si sono fatte vivide ancora le stesse emozioni di allora e come allora mi ritrovo a scrivere di lui.

Non si può dimenticare quel Campione, il re delle salite, degli scatti all’ultimo, che lasciava la scia e volava oltre il traguardo.

La sua bandana, gli occhiali da sole, i piercing.

E la voce calma ma sorda di quell’ultima intervista in cui lui sa già tutto e cerca solo di cadenzare le lettere per non fare pensare male, lui sa già che non tornerà a gareggiare, sa già quello che in molti ancora oggi pensano abbia dell’assurdo.

Sono tutti amici quando sei al centro dell’attenzione, ma poi se cadi sono in pochi quelli che decidono di restare e con lui non è rimasto nessuno.

La depressione è subdola, ti dà in mano una spada e sta a te trovare il modo di usarla.

Mentre scrivo queste parole, si rompe il tempo.

Mi vengono in mente un sacco di immagini.

Penso a quel tema che scrissi in quarta superiore, in cui misi sentimento e riflessioni e che la mia prof di italiano lesse con trasporto, lei che aveva la stessa età di Marco e pure lei spesso additata per essere diversa.

Chissà se si sono incontrati in quell’altrove, dove nessuno viene più giudicato, accusato e messo da parte, dove tutti tornano a essere i veri campioni che sono stati.

Lui in sella ad una bici, con il corpo protratto all’indietro, in quella posa aerodinamica per cavalcare le discese e mangiare i chilometri.

Di Pirata ce n’era uno ma l’onda più violenta lo ha risucchiato voracemente e dovremmo essere noi tutti a chiedergli ancora scusa, perché da una nave abbiamo fatto in modo si trovasse ad annegare solo tra i detriti sparsi in un oceano di corruzione.

(13/01/1970 – 14/02/2004 e nell’eterno)

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2023-03-27T11:55:27+01:00