Ciao piccolo grande uomo.
Ti scrivo come se potessi toccarti.
Avrei preso le tue mani e non le avrei lasciate per niente al mondo, sarei stata pronta ad insegnarti a restare in equilibrio senza far sbilanciare troppo il cuore.
Poi però i sentimenti fanno volare e come fai a tenerli a bada?
Sai, ora ho tanta paura, sì, la tua mamma ha tanta paura, di quelle che però non si possono dire e neppure si possono fare scivolare fuori dagli occhi.
Tu lo sai cosa sta succedendo e cerchi di tenermi stretta con le tue manine piccole e poi mi vengono in mente quelle sere di solitudine, in cui ti vedevo seduto sulla scala e mi sorridevi.
A quattordici anni, con i capelli spettinati e le scarpe bianche, la felpa e la t-shirt, mi dicevi di non preoccuparmi che ormai c’eri tu.
Già, mio piccolo grande uomo, c’eri tu e poi perché allora te ne sei andato?
Cos’avevo fatto di male per permetterti di correre via senza troppo casino?
Da quando te ne sei andato ho perso tutti, oppure sono quei tutti ad avere perso le loro maschere da buoni.
Mi hai insegnato ad amarmi, ad ascoltarmi, a dare il peso giusto al dolore, mi hai insegnato ad essere madre di tuo fratello ma certe volte mi manchi.
Come oggi.
Mentre la musica va.
Vorrei vederti entrare dalla porta e dirmi che hai fatto la doccia e poi accorgermi che hai lasciato le calze puzzolenti sul tappeto del bagno, urlarti dietro e sentire le tue risate.
Vorrei vederti giocare dentro i tuoi tre anni e chiedermi il senso delle cose più semplici, i mille perché a cui io ancora ora non so rispondere.
Sai, forse ti saresti innamorato di una ragazza mora, dalle lunghe gambe color luna, con una gonna blu a pieghe e l’apparecchio trasparente in bocca, mi avresti detto che era tutto a posto ma poi avrei trovato la federa del cuscino bagnata, subito dopo averti svegliato per andare a scuola.
Il tuo nome è un nostro segreto che resta incastonato nel mio cuore.
Iniziava con la A e ora tu sai tutte le altre cose che non posso dire ad alta voce, di cui non ho paura perché so che ci sei tu.
Vieni ad abbracciarmi mio piccolo grande uomo, mi sento sola.
Mi sento impotente e incapace con il tuo fratellino e tanto distante da me che spesso mi vedo come una ragazzina che non ha voglia di studiare.
A te invece sarebbe piaciuto e mi avresti detto di comprarti le luci blu per non stancarti gli occhi mentre leggevi tra le lenzuola.
Mi manchi.
Forse perché qualche giorno fa è stato il ricordo del momento in cui scoprii di averti con me, che mi ha riportato tutto.
Tremavo. E facevo tutt’altro invece di controllare se non eri solo una sensazione e poi mi fece forza quel mio amico testone a cui voglio un bene grande, era come se fosse presente a tenermi la mano.
E lì scoprii di averti con me, appoggiata al termosifone del bagno.
Come posso essere indifferente ad un ricordo?
Perchè tu non sei solo ricordo, io ti ho creato.
Figlio mio.
Quante notti avrei trascorso a guardare il tuo petto alzarsi e abbassarsi mentre i sogni ti facevano sorridere dolcemente?
Come faccio con tuo fratello che ecco, è arrivato vicino a me a toccare lo schermo dove sto digitando le parole, lui che guardo come se fosse la creazione più bella, i lineamenti di adulto, gli occhioni che ha preso da me e le ciglia da mio papà.
Lui che non ti somiglia.
Tu avresti avuto gli occhi verdi e le mani da pianista, avresti indossato gli occhiali come me e mi avresti presa in giro perché quando parlo ho il timbro alto.
La musica è finita per la decima volta e la faccio ripartire.
Si sta avvicinando il giorno in cui ti hanno portato via da me, ma non è una data, ti hanno tolto da me il destino e una dottoressa giovane che pensava al Belgio e io non sono più stata la stessa.
Lo vedi da te, vero?
Io che ho provato a non cedere più alle mie debolezze, mi ritrovo ora a sorridere e sentire gli zigomi alzarsi.
Io che ora sono proprio come in quella foto dei miei otto anni, in anticamera dai nonni, che senza occhiali avevo gli occhi a mandorla.
Tu lo sai vero cosa sta succedendo?
Lo so che aspetti seduto sulla scala, anche se da quando c’è tuo fratello non ti vedo più.
Credimi, scrive il mio cuore e tu da lì dentro conosci tutto di me, anche quanto ho faticato per restare a galla.
Ciao mio piccolo uomo.
Credimi, non ti avevo mai scritto.
Sono tre anni tra un mese che non scrivo qualcosa per te, forse è perché vuoi dirmi di non arrendermi e di acchiapparlo quel sogno che ne ho giù persi troppi.
Quella lettera non la aprirò mai o se succederà sarà tra tanto tempo o chissà magari un giorno curiosando la leggerà tuo fratello seduto sul lettone chiedendomi di te e io non farò finta di nulla, perché tu sei.