Un biglietto lasciato sul comodino con disegnato un cuoricino.
Lo tengo tra le mani.
E mentre sono girato sento le sue braccia stringermi da dietro.
– Papà ti amo! –
Mi sorprende, mi fa allargare il cuore, lei con la sua bellissima vocetta, lei che mi fa diventare quello che non credevo, dentro a gesti nuovi, mi fa provare cose che non ricordavo, un pò come se diventare adulto mi avesse portato via tratti di spensieratezza.
Da ragazzo, in compagnia, le amiche di scuola, mi dicevano sempre che sarei stato un buon padre e in effetti aspettavo solo il momento propizio, la stabilità economica, la persona giusta al mio fianco.
Creavo le fondamenta concrete per un futuro senza troppe ansie.
E poi è arrivata lei! Mia figlia!
L’abbiamo cercata, pochi mesi di tentativi fino a che quel test positivo non diede il via alla nostra avventura più bella.
Ripenso a tutto mentre qui vicino al letto le carezzo i capelli e ascolto i racconti sulla sua giornata a scuola, le amichette, i primi screzi.
Come è possibile che il tempo sia volato così velocemente?
Sembra ieri quando durante la gravidanza mi sentivo due persone diverse, il solito me e poi quello in balia dell’attesa, due lati del mio essere che si aiutavano a vicenda.
Mi stavo preparando alla figura del padre, ad accogliere questa bimba che mi chiede spesso consigli ma poi fa comunque di testa sua!
Mi guarda e mi perdo nei suoi occhi, le picchietto l’indice sul naso e in questo piccolo gesto mi si apre un pensiero, mentre la vedo correre insieme al tempo, ho paura che con maggiore consapevolezza e capacità di giudizio, perda un pò l’immagine di idolo che mi ha attribuito e veda in me la mediocrità.
Saranno solo paranoie, un passaggio involontario legato a tutto ciò che a me è mancato, alla paura di non poterle restare a lungo accanto e che come me non possa vivere determinate cose.
L’infanzia è importante, ciò che ti insegna te lo porti per tutta la vita.
Voglio solo esserci, darle ciò che mi chiede, insegnarle i valori base, mentre resterà libera di scegliere per sé.
Quante attese e speranze e poi tutto è un incastro consapevole.
La guardo e mi pare già grande.
Forse capisce le mie lievi ansie che mi hanno bussato alla mente e così mi stupisce di nuovo, già così matura.
– Papà… – E mi tira per i polsi, fa le labbra a ciuccio, io ci adagio le mie e facciamo la ventosa.
Ridiamo così e passa tutto.
(Dall’esperienza di Vanni)