Il sapore lungo il palato che mi riporta i giorni in cui c’eri, come se la primavera dovesse ricordarmi le sensazioni dell’averti con me.
Un risveglio dei sensi che ripropone attimi cristallizzati, fotografie stracciate ma che hanno perso liquido tra le dita che ancora mi tremano.
Racconto a me stessa quello che avresti potuto essere mentre sorrido, perché in realtà mi hai donato una grossa opportunità: immaginarti e descriverti in ogni parte di vita che voglio, un progetto che non avrà mai fine.
Occhi che posso colorare sempre in modo diverso, labbra che intonano dialetti differenti, panorami colorati da numerose nature e stagioni.
Ti ho immaginato anche prima di questa primavera, eri più reale di quanto credessi e poi di colpo sei sparito dentro la magrezza di ciò che di te avevo disegnato a mano libera e in quel sorriso spontaneo che mi rivolgevi mentre ansiosa ti scrutavo, già seduto sulla scala che invece non avresti mai calpestato.
Fa questo effetto avere tanta fantasia?
Mi rendo conto che nel momento in cui sei diventato reale ho avuto parecchia paura, poi chissà che forza maggiore avversa ha deciso che qui non potevi stare ma altrove avresti fatto magie e mi hai mandato chi invece di paura non me ne porta, ma tanta consapevolezza.
Io che amo gli scossoni, io che ho sempre bisogno di colori nuovi, di nuovi stimoli, che piango ma poi mi ricompongo perché essere forte con gli occhi appannati non mi riesce bene, già ci vedo poco per conto mio.
Insomma, l’amore ha le mani calde che potremmo anche non stringere mai ma che se ci scaldano il cuore, perché no, possono darci una carica pazzesca e tu, nella tua fanciulla perfezione del sogno, me ne dai davvero tanta.