Sera e il buio nella stanza.
La luce del lampione che prova a padroneggiare sui contorni e casca sul pavimento rossa come se fosse tramonto.
A pochi giorni dal Natale, questo che ha qualcosa di insano, di distante, di apatico e nostalgico.
Lento e trambusto.
Confusione e il ricamo su un bicchiere antico che si toglie dalla credenza per la solita occasione.
Del vino bianco che si perde nei vapori di un pasto che poi verrà dimenticato.
In questo Natale voglio altro.
Non voglio corse.
Non voglio attimi finti.
Voglio solo me stessa e amore.
In primo piano, in prima fila, sul primo gradino.
A piedi nudi e con le calze nuove.
Con un bel vestito e la musica che accarezza i lobi delle orecchie che non sono impreziositi, ma sciolti da parole che non voglio più ascoltare.
Forse è un bene se quest’anno non ci sono baci.
La falsità prima o poi perde e questa volta ha perso. Io non voglio più fare vincere quello che non mi appartiene.
Natale è gioia e non è solo un’andata.
Scendo con le mani in tasca.
Il cappotto rosso e il corpo che ha dentro mille pensieri e un sorriso nuovo che per la prima volta dopo anni non ha paura di essere sfoggiato.
Incenso da sopra i davanzali muti, poche persone in giro e quello che dietro un regalo potrebbe essere un sentimento, diventa invece un qualcosa preso e gettato in un angolo.
Io non le voglio più queste cose e strafottente come non mai, alzo le spalle e piroetto sgarbata dentro le mie idee perché se voglio qualcosa vado a prendermela e non me ne faccio più niente dei silenzi.
Natale è tutti i giorni.
Non è una scusa.
Io di quelle non ne prendo più perché l’ho già fatto troppe volte e ci sono stata solo male.
Indietreggio e prendo per mano chi l’amore nei miei confronti non ha paura di sentirlo e di raccontarlo.
Natale sono io dentro le luci che si specchiano.
Dentro il canto di mio figlio che si aggrappa alla mia gamba e mi chiama mamma.
Natale è lui che mi ha salvato e cambiato la vita e gli altri non possono saperlo.
Non vogliono e quindi mentre alzo la coppa brindo a chi ha scelto di non esserci.
Perché Natale è nascita, è nuovo.
E’ oggi.
Sono io.