I capelli sparpagliati sul cuscino.
Il sonno che si interrompe.
Le gambe al petto e i pensieri che girano come trottole.
Il buio ad accarezzare le guance pallide, a rintoccare piano sulle spalle esili.
La fragilità di una donna che attende l’amore.
Lei.
Con il cuore bucato e graffiato.
Bambina impaurita dentro il corpo grande che ha perso troppi anni addietro a promesse non mantenute.
Questa notte lunga, magica, sente freddo ad ogni battito.
Le lenzuola che pizzicano i sensi.
Sentire pressione al petto e non poter urlare.
Aver bisogno di un abbraccio e non poterlo chiedere.
Avere voglia di un bacio e non poterlo rubare.
L’aver paura di perdere quell’amore si è incastrata nelle viscere e ha tolto di nuovo la luce agli occhi.
Le lacrime scendono senza un percorso preciso, si addentrano nelle pieghe del naso, scivolano ai lati degli occhi e bagnano il cotone delle federe.
Notte bastarda.
Dove lei affonda dentro al suo stesso petto, pesca e si rigenera.
Mangia e tace, vuole il gusto perfetto di un bacio.
Sente la mancanza prepotente…sente l’abbandono.
Lieve la musica, per provare a calmare le paranoie, come quando da ragazzina sognava e negli auricolari vorticavano pezzi a cullare i sogni.
Quei sogni che non tornano più.
Ad occhi aperti sono diventate storie.
Come quelle che scrivo io mentre ora provo a rilassare la mente e a non pensare.
I miei capelli non sono sparpagliati sul cuscino come i suoi, io li tengo lungo il viso a ripararmi, a proteggermi.
Ascolto questa notte e scrivo, allento i battiti.
Se lo faccio è per calmarmi.
Dipingo personaggi che di certo da qualche parte sono persone.
Lei è Lucia, aspetta l’amore, ripensa a quello che gli ha portato via il cuore.
Io la disegno.
E lei senza saperlo mi ricorda cosa sono le emozioni, quelle che ho paura di perdere.