Laura.
Anche se io il suo nome per intero lo utilizzo solo nella rubrica del cellulare.
Perché per me lei è “Lù”.
Come certe persone entrino nella vita è difficile ricordarlo, io so che la nostra amicizia è nata tra le risate forti, come se fossimo state due bambine davanti alla sorpresa di un mago.
Un social network ci ha unite, ci ha viste diventare inseparabili anche contro anni di vita e distanza di terra, due cose che se non fosse esistito internet, non ci avrebbe mai viste amiche.
Laura e i suoi ricordi.
Le sue foto come cimeli, come se odorassero di una vita sbiadita, di persone che non ci sono più, di quei viaggi di cui i profumi sono rimasti incastrati nella pellicola delle sue istantanee.
I suoi sorrisi di ragazza, sotto ricci biondi o caschetti corti, pupille verdi e leggerezza di anni che sono solo tante parole su agende e scritture belle.
Laura e quei pianti che spesso mi stringono la bocca dello stomaco.
Donna che mi ha insegnato la natura del non lasciarsi travolgere anche se si è già sotterrati, del trovare comunque la forza di un sorriso per l’altro anche se dentro vorrebbe solo spegnere la luce per sempre.
Dentro il suo cuore miliardi di dolori incolmabili, per i rimorsi, per le perdite, per gli abbandoni, per gli amori insaziabili e anche stracciati, per essere poi lei quella gettata.
Laura e la sua solitudine come risucchio delle viscere, lei che vive di affetti a distanza, di colori che fanno arcobaleni a rilento, di carezze a due gattine che sono la sua forza nello sconforto assoluto, lei che ha sulla pelle cicatrici profonde ma che non ne ha fatto un segno per essere compatita, ma soltanto di vita, della sua esistenza ricca di inconvenienti, di sgambetti dolorosi, di urla in silenzio.
Laura e gli spiccioli del tempo che non risparmia mai a nessuno sebbene voglia non essere di peso.
Laura e il nostro abbraccio nella città di Bergamo.
Laura e la voglia di sentire la sua voce squillante e ricca di gioia come quando mi sono voltata e l’ho vista arrivare. Lei che negli occhi verdi ha incastonato mille racconti che non farà mai leggere a nessuno, lei che nasconde una forte timidezza dietro una spavalderia che ancora la fa galoppare insistente e che è la sua grande forza.
Laura e quella foto in cui mi ha mostrato la sua pelle stanca, le sue dita doloranti che si tengono la fronte, quelle preghiere di gola che non sono mai salite a sua madre, quelle lacrime in solchi che avrebbe voluto fossero baci sulle gote.
Laura e quella frase: “GRIDARE RIDENDO IO SONO QUI!”

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2018-11-10T18:28:08+01:00