Lei, la storia più bella mai letta

Non riesco a staccarmi da questo libro.

Le pagine sono piene di parole, di emozioni, di sentimenti. Ne mancano poche ma non posso chiuderlo, voglio sapere la fine, capire cosa si nasconde nell’ultima pagina.

E’ tardi, ma non importa.

Per un attimo stacco la mente e mi volto.

Irene sta dormendo, la mano sotto al cuscino e lo sguardo sereno, qui accanto a me, anche se ormai accade meno spesso di quando era piccola. Cerco di tenere stretti questi momenti.

Pare sorrida nel sonno, chissà cosa sta sognando, cosa si nasconde dietro le palpebre che proteggono i suoi occhi sempre limpidi, sorridenti, come quelli di mio nonno Camillo.

Ah, come corre la mente! 

Volerle dare il suo nome ma poi cambiare per uno tutto suo, quello che significa pace e serenità, ciò che mi regalò lei con il suo arrivo.

I ricordi si intersecano, dovevo finire di leggere, o forse è stato proprio questo libro a portarmi nel passato, nell’attesa della mia piccola donna qui al mio fianco e che cresce troppo in fretta.

Lei arrivata a sorpresa e che per molto tempo ho pensato fosse un miracolo, un dono che aveva deciso di giungere fin dentro al mio grembo un pò dispettoso, lui che aveva già cullato un sogno che purtroppo avevo dovuto lasciare andare troppo velocemente.

Metto da parte il libro e mi sfioro, la pelle trasmette i momenti così ancora vividi, l’attesa che sembrava un salto ad ostacoli tra le miriadi di visite a volte anche invasive, ma io avevo il mio piccolo sogno che cresceva e mi incantavo davanti alle vetrine a fantasticare su cosa avrei potuto acquistare, su come potevo accostare i colori e i profumi di vita nuova.

Immaginavo fosse un maschio e invece poi scoprii che sarei diventata madre di una femmina! Non è stato semplice, non lo è tutt’ora, si cresce assieme, ci si scontra, ci si abbraccia, si ride e si sciolgono i musi lunghi. Insieme, strette, complici, io e lei.

Mi sembra di sentire le sue manine ancora piccole aggrapparsi al mio collo, la sua voce dolce chiamarmi in continuazione, i suoi disegni sparsi sul pavimento, il desiderio di maternità che ancora oggi non mi lascia ma che resterà solo una luce dentro al cuore.

O in fondo agli occhi.

Perché anche i miei sorridono quando accarezzo i suoi capelli e le dico calma di non arrendersi mai, di non farsi sopraffare dalle paure, di guardare sempre negli occhi gli altri e di affrontarli con sincerità, di regalare la sua allegria, perché lo so che in fondo ne abbiamo bisogno tutti.

E’ così che le persone vengono ricordate.

E’ così che io sto bene, mentre la guardo, mentre mi sento fortunata, mentre mi accoccolo a lei. Che importa del libro, lo finirò domani ormai, ho bisogno di stare così, io e lei “pice pice”!!

(Dall’esperienza di F.)

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2022-03-17T19:09:36+01:00