Le risate per casa, l’eco delle voci per le stanze, il corridoio che rimbomba di corse e passi svelti.
Il cortile, le luci, l’erba strappata, le aiuole fiorite lungo il viale.
L’allegria che mi avvolge, la voglia di saltare, di fare un pò da pagliaccio per casa assieme ai miei figli, come se non avessi mai smesso di essere bambina o forse con la loro nascita, io sono andata proprio a riprendere quella piccola me che avevo perso per strada.
Non era nei miei progetti immediati diventare madre, fino a che non ho incontrato il mio compagno, con lui ho capito che quel progetto poteva essere fattibile e così ci siamo trovati in balia delle emozioni, l’idea di poter insegnare ciò che sapevo e avevo appreso dalla vita ad una piccola creatura, mi entusiasmava tantissimo e resta la base del rapporto che ho con loro tre.
Con la prima le difficoltà non sono state poche fin da subito, purtroppo il destino volle mi scontrassi con il citomegalovirus proprio durante i primi tre mesi di gravidanza, i più delicati sotto tutti gli aspetti e così passai ogni santo giorno di quell’attesa in ospedale, in day hospital, per monitorare i livelli di immunoglobuline.
Per fortuna il liquido risultò negativo anche durante le analisi eseguite durante post parto alla bimba.
Diciamo che il suo arrivo è stato vissuto molto interiormente, ero chiusa totalmente in uno stato mentale di preservazione nei suoi confronti, perché pregavo costantemente che il virus non la intaccasse. Volevo proteggerla a tutti i costi senza in realtà sapere come fare, mi sentivo come un’incubatrice più che una madre, perché non riuscivo a lasciarmi andare ad un periodo sereno, era una continua tensione, cosa che non ho vissuto assolutamente con gli altri due, con i quali i nove mesi sono scivolati via nella quiete classica dei soliti disturbi di gestazione.
Con la prima arrivai anche a vivere un periodo di rifiuto e non mi vergogno a dirlo, il senso di protezione verso di lei, mi aveva fatto sentire nuda, ma per fortuna quella sensazione è sparita con l’arrivo della secondogenita. Ora il rapporto è splendido con tutti, le emozioni con la grande si sono assestate.
In fondo nessuna madre è fatta di ferro, le debolezze vanno riconosciute per poterle affrontare, qualsiasi esse siano. Come ora, in questo periodo storico che mi nausea, in cui penso che vorrei prenderli e portarli via da questo paese, dove capisco che per loro il futuro traballa come una zattera in un mare in tempesta.
(Una mamma e la sua tempesta perfetta)