Il mare non perdona

Mare in tempesta e solitudine.

Il fruscio del vento dentro un cielo grigio che violento raschia la sabbia e la butta nelle onde.

Cosa nasconde un sogno che sebbene porti confusione dentro al mio petto, mi regala calma?

Le onde che richiamano, cantano qualcosa che non ascolto, ma resto in disparte con sotto braccio una borsa vecchia di cuoio e il freddo che bagna la pelle di gambe e braccia.

Sarà questo l’inverno senza sapore, quello che sotto palpebre chiuse riporta paure che alla lingua ora fanno solletico, scivolano tra le parole che si sono perse e mentre trovo riparo sotto una tettoia di cemento, osservo l’andirivieni delle onde e immagino quello che invece d’estate è un vociare e rincorrersi alzando granelli con la punta dei piedi.

Il mare non perdona, accoglie, ma non perdona.

Ascolta e canta, ma non sa perdonare.

Accarezza e poi si ritira, torna e porta nuovi tocchi, una sorta di amore che non inganna.

E’ così allora che si ama veramente?

Perché lui è qualcosa che mai nessuno desidera, sì, il mare d’inverno è un concetto che mai nessuno considera, lo cantava Loredana Bertè, con il suo tono graffiante, con la sua rabbia che piangeva musica dentro onde che sono di un mare che spesso ho visto e molte volte ho pensato non sia come tutti gli altri, quello che porta i miei pensieri.

Tutte quelle immagini di cui non perdonerò mai il riflesso. Dentro.

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2019-05-03T15:44:06+01:00