Il destino ha guanti bianchi
Sento il sapore della morbidezza del suo tocco, di un regalo scartato con delicatezza per la paura di romperlo.
Questa è stata la mia sensazione quando lei mi disse di avere una malattia, ma nel tempo è rimasto solo un qualcosa che so, non un ostacolo.
Quello che ho sempre stretto a me è stata la sua forza.
Parlo di Gabriella.
Siamo amiche dal 2009.
Un rapporto a distanza, un qualcosa di indissolubile che nel tempo si è inerpicato tra le linee telefoniche e multimediali. Messaggini, scatti, risate, qualche preoccupazione ma fondamentale è sempre stata la bellezza.
Quante cose mi ha insegnato, soprattutto la tenacia di esserci, non farsi schiacciare, lei che di battaglie ne ha collezionate parecchie e tutte in vittoria.
Poco fa le ho chiesto se potevo scrivere di lei, mi ha risposto quasi stupita e poi ha aggiunto che si fidava delle mie parole. Ci sono troppe cose che potrei dire, descrivere il suo percorso, i suoi ricoveri, le sue ribellioni per le barriere architettoniche e problemi di trasporto nella sua regione, il Molise. Potrei dire della sua laurea, della sua gioia nell’abbracciare i suoi due nipoti, della simpatia della sua famiglia numerosa e unita, della sua voglia di ballare che va oltre ogni imposizione del suo corpo…potrei dire di tutto.
Scelgo il 24 maggio 2015.
Ci siamo incontrate di persona. A Milano.
Il destino ha guanti bianchi, la sua morbidezza fa sentire al sicuro, come quell’abbraccio tra me e Gabriella che non aveva fine.
La strada dalla fermata della metropolitana al luogo dove ci saremmo incontrate, sembrava non finire mai, non ero agitata, avevo solo l’adrenalina a mille, ero felice, il cuore mi batteva, non avevo per la prima volta in vita mia immaginato nulla perché negli anni avevo capito che con Gabriella era così: tutto una sorpresa da un minuto con un altro.
La vidi da lontano, era seduta sulla sua sedia a rotelle, girata di schiena, non mi vide, appena le fui più vicina la chiamai e il tempo di fare il giro del muretto, la trovai in piedi, perché, a detta sua “voglio tu mi abbracci così!” Ecco, mi aveva già tolto di bocca tutte quelle parole che comunque non avevo annotato ma che potevano solo aiutarmi a rompere il ghiaccio. Non ce n’era bisogno, lei ha i guanti bianchi e lì si sta al sicuro, al caldo.
Lei che non passa mattina che non si trucchi o si infili qualcosa di carino, lei che sta vivendo un amore pieno con un ragazzo a lei dedito e che credo debba avere una gran pazienza perché ha scelto una donna tosta, una combattente davvero.
Non è il sorriso che le si spegne sul volto, sono solo i pensieri per il futuro che la fermano, ma non rattristano, è solo un stand-by per il prossimo passo da fare.
Quel giorno ci lasciammo ai piedi del Duomo di Milano, le dissi di non muoversi, rimase vicino ai gradoni ed io mi diressi alla metropolitana, non mi girai, chi l’avrebbe trovato il coraggio?
Le cartoline in fondo sono belle per la foto che hanno davanti, il messaggio rimane dietro e una volta letto, affonda dentro.
Io ringrazio Gabriella per essere entrata nella mia vita, per ciò che mi ha trasmesso, per la sua calma nell’affrontare tutto, dagli ostacoli, alle soprese, nel mostrarsi senza vergogna quando a molti la sua vita potrebbe apparire come un puzzle con alcuni pezzi mancanti.
Io invece ci ho visto anche la cornice e tutti i colori ben amalgamati, c’è anche del nero, quello dei suoi grandi occhi colmi d’amore.