Scende piano e non sfugge ai dettagli, si incastra, disegna, bagna i bordi dei muri e solletica la punta delle foglie.
Rotea e dona magia.
La neve che riporta la fanciullezza, incanta i sogni e fa saltellare di gioia, come se scendessero coriandoli per un carnevale che cinguetta la bellezza, mentre la sera cade attorno e lei resta in mezzo a danzare sotto il celo ricco di piume bianche fredde, spezzate in morbide carezze.
La descrivo così come una ballerina di carillon, perché la sua foto mi ha regalato subito questa sensazione.
Una bambolina leggiadra che danza sotto la neve e sorride estasiata e il suo sguardo abbandonato sa di sogno, di serenità, di un piccolo grande desiderio che lontano si stringe al cuore per restare vicino.
La strada si accorcia grazie al sentimento e grazie al cielo che spinge per essere ammirato e per essere stimolo di nuovi pensieri.
Anche lei scriverà e non sarà la stessa cosa, perché io ora la sto guardando e descrivendo mentre la neve ormai qui tra le mie dita si è sciolta e per la prima volta è tornata magica anche per me, mentre lo scatto che la immortala diventa una cartolina che incornicia la sera calata e i fiocchi che le bagnano le gode e le labbra come baci che sono desiderio.
Scrivo di una ragazza dai riccioli ribelli, che pure sotto il bagno lieve di comete morbide, sono rimasti impassibili, scrivo dei suoi occhi di bambina sopresi come se fosse la prima volta libera in quello spirito.
Scrivo e sorrido immaginando una musica leggera, un canto di bambino.
Ed è un modo per dirle grazie.