Conosco donne che muoiono da dentro.
Quelle che non si specchiano più per paura di vedere l’urlo di richiamo che spezza le loro pupille, pur di uscire.
Hanno i volti segnati, scavati, rotti dalle mille illusioni e promesse nel tempo, negli anni che avrebbero potuto vivere diversamente invece che legate a uomini imbroglioni, mascherati da persone allegre e dentro nascosti dietro mostri.
Donne che annegano nella convinzione di essere sbagliate, di non meritare nulla, neppure un sorriso, aggrappate ai giorni come se fossero tutti uguali.
Conosco donne che dicono che tutto va bene, sebbene i muri di casa siano impregnati di urla e silenzi, occhiate e derisioni. Donne che hanno le labbra stanche e screpolate, intrise di parole mai dette, di pianti rubati nel buio delle notti troppo corte perché pesanti di pensieri duri.
Conosco favole che non ho mai imparato, sono quelle che descrivono storie d’amore insulse, dove principesse incontrano principi, quelle che certe donne non avrebbero mai voluto leggere, perché loro non hanno avuto nulla di fiabesco da stringere tra le dita.
Occhi che parlano, segnati da luoghi che hanno visto sfuggendo, raccolte sotto i jeans strappati dalle mode strane, sotto capelli lisci su spalle curve e piene di responsabilità.
Scrollare il tempo, per trovare una soluzione, ma avere sempre le mani legate perché il dire e pensare di cambiare le cose è una strategia che si affievolisce appena il concreto riappare davanti, dietro la porta di casa, chiusa a chiave di sera, dove le pareti hanno foto appese ma che nascondono vite che non esistono davvero.
Conosco donne che non si danno pace, che hanno mille traguardi da raggiungere e battaglie da combattere in disparte, senza pubblico che possa curiosare e applaudire anche con disprezzo alle loro perdite. Battaglie lunghe anni, forse inutili, dove resteranno sempre ingabbiate in un mondo che non avrebbero mai immaginato, quando da ragazzine programmavano un futuro con serenità.
Conosco donne che muoiono dentro, quelle che camminano con la borsa sotto braccio, con la paura di essere seguite, con lo sguardo basso poggiato alla punta dei piedi, mentre passi stanchi raggiungono i luoghi della routine. Conosco donne che non possono farne a meno, di piangere, di nascondersi sotto lo scroscio dell’acqua della doccia e strozzare in gola un urlo che prepotente vorrebbero cancellasse il presente.
Violenza verbale, psichica e fisica.
Donne legate. Donne che spesso vorremmo aiutare anche con un “vieni via da lì” ma se fosse così semplice non finiremmo per conoscerle, per dare un volto alla tristezza, sarebbero lontane e probabilmente felici.
Donne che non scappano per coraggio, sì perché ci vuole coraggio a continuare a morire mentre cercano di proteggere la vita dei loro figli.