Scivolo sotto le coperte e il freddo delle lenzuola mi dona un brivido leggero.
La giornata è trascorsa lenta nelle sue ore e domani mi aspetta senza fretta.
A volte i giorni mi sembrano tutti uguali, appaiono come carrozze di un treno che comando senza fatica, ma vorrei per un attimo tirare il freno e scendere a godere del panorama.
Se non fosse per loro, per i miei figli, i giorni cambiano rotta, prendono profumi diversi, nuovi racconti e tutte le curiosità.
Un gigante di cuore e di corpo, già un uomo che si fa da solo, che ha le mani colme di responsabilità e progetti e la mia piccola principessa che guardo spesso con sorpresa per le sue frasi che mi lasciano a bocca aperta, perché mi spiazza e subito dopo scuoto la testa mi pare non essere neppure opera mia.
Due sogni. Il primo voluto e arrivato, con le paure dell’ignoto, come se da giovane donna avessi dovuto saltare da una sponda all’altra perché dall’altra parte avrei trovato ciò che desideravo.
La seconda, un dono, il miracolo della vita dopo i tentativi svaniti e rimasti piccoli cuoricini dentro di me, dentro la mia mente, dentro i ricordi che esplodono in quei momenti di freddo dell’anima.
Due figli, come due strade che percorro quasi timidamente, ho cercato di essere guida, confidente, luce di faro per il loro navigare, lasciare scorrere i loro anni senza interferire, anche se ora mi sento più protettiva, impaurita da un mondo che diventa cattivo e ingordo e non so cosa dire a loro, soprattutto alla piccola, quando di fronte ai suoi perché vorrei per prima io quella a nascondermi.
Avevo allora paure lecite, erano ancora prima dei loro, passi incerti per me, ho imparato ad essere madre stringendo le loro mani e lo faccio ogni giorno perché non ci sono regole o istruzioni da seguire, ho cercato sempre di non essere troppo mamma chioccia con il primo per dargli la sicurezza e il coraggio necessari per affrontare la vita e non pungersi violentemente, ora con la piccola sono più presente, sarà l’età o sarà il suo carattere, ma non voglio lasciarmi sfuggire nulla.
Il buio mi scalda, punto i piedi in fondo al letto, mi ricordo le attese e i disegni nella fantasia della mia mente mentre li immaginavo come momenti che ancora sono vividi movimenti non più sul corpo ma sul ciglio dell’anima.
Dieci anni li dividono e una mia maturità diversa, una consapevolezza che a volte mi distrae, vorrei non avere ansie, vorrei dividermi e forse lo faccio, perché un ragazzo alle porte della vita adulta e una bimba ai cancelli di un’adolescenza che negli ultimi anni ha accorciato i tempi, sono quotidianamente due sfide per me.
Mi rifugio, mi ricordo di noi dentro i nostri segreti sigillati da occhiolini furtivi sotto ciglia folte di donne grandi e piccole e abbracci di sguardi comprensivi tra me e quel diciottenne di cui a volte ho creduto di essere sorella più che madre. Il rispetto del nostro essere, il voler bene all’infinito, nel rifarei tutto, anche crederci nonostante le difficoltà.
(Dall’esperienza di B.)