Calore e vivacità

Lungomare e sabbia senza segni di passi che possono raccontare mille storie. Solo i miei piedi che camminano piano e lanciano poco più in là granelli che possono contare tutti i pensieri che non svelo mai a nessuno o più a nessuno. Segreti che fanno i segni di un tempo che addosso non mi è rimasto, ma tengo solo per me.

Poco più in là il centro della mia città in cui sono cresciuta e dove ho continuato a vivere facendo sbocciare progetti e la mia famiglia la quale con il tempo è rimasta il centro del mio universo con mio figlio.

Il mare mi riporta tutto quello che ho imparato a trattenere e anche le magnifiche risate di amici e la voglia di festa che non mi abbandona mai, infatti questa sera avrò ospiti a cena.

Casa, amici e la sensazione di pienezza e bellezza, della compagnia, delle chiacchiere e del dolce ritrovarsi.

Mio figlio che è passato a trovarmi per un paio di giorni tra un viaggio ed un altro e che mi racconta dei suoi nuovi progetti.

Mi stringo nelle spalle e la sensazione di pienezza mi scalda il cuore. Sono felice!

Per lui, per me!

Sento i sacrifici fatti negli anni ripagarmi di tutto, mentre lui ragazzino suonava in un gruppo e occupava i suoi pomeriggi in compagnia ed io lo raggiungevo telefonicamente, ero presente in un modo accelerato ma ci sono sempre stata.

Noi due. L’uno la colonna portante dell’altra. In una vita che prima mi ha chiesto attenzione e mi ha ferito pesantemente, poi mi ha donato un sogno di cui sono fiera totalmente.

Prendo la via del ritorno e penso lanciando un ultimo sguardo al mare che è sempre qui ad attendere i miei segreti, le mie passioni.

Già sento le risate di questa sera, il calore di una casa che si riempie spesso di volti e allegria.

Sorrido mentre un alito leggero di vento mi scosta i capelli dal viso e quasi mi sento cantare come quel capodanno sulla neve al settimo mese di gravidanza, di un’attesa fragile ma di cui non dimentico nulla.

Il cellulare mi vibra nella tasca della giacca.

“Satana siamo due in più!”

Sorrido e dico tra me “meglio così! La mia parmigiana basterà per tutti!”

Non rispondo, rimetto la mano in tasca e mi avvicino a casa, quel porto sicuro in cui attraccano diversi mondi.

Ecco perché ciò che porto dentro è la convinzione di aver fatto un ottimo lavoro, di aver ormai accantonato le paure di non dare abbastanza a mio figlio, di lasciarlo da solo, ora vedo solo la sua felicità e la sua forza, dell’essere diventato ciò che sognava.

Suono al citofono e mi risponde lui, in sottofondo il vociare dei suoi amici.

In sottofondo il calore di cui mi piace attorniarmi.

(Dall’esperienza di Marinella)

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2018-11-24T13:20:03+01:00