Briciole.
Su un muretto scalfito dal tempo.
Brividi.
Sulla pelle nuda al passaggio del primo vento.
Primavera.
Una carezza dentro l’alba di un nuovo inizio.
Rintocchi.
Le campane del paese più vicino mentre bagno i piedi in un campo di ricordi.
Domani è già il presente.
Mi emoziono e rallegro.
Ho le mani bianche sopra palmi che raccolgono margherite.
Le gambe nude.
Il respiro libero.
Gli alberi germogliati.
La bellezza dei contorni.
I capelli che si attorcigliano all’indietro.
Pedalare per tornare.
Smettere di avere paura e lasciare andare i piedi in quelle discese che buttano via i rimpianti.
Libera.
Come da bambina.
Potessi andare là a riprendermi, in riva al fiume dai sassi bianchi, dove tutto sembrava enorme e invece non avevo ancora conosciuto l’immenso.
Dove l’acqua ancora era limpida e si poteva giocare.
Andrei là ad abbracciarmi.
A ripescare quei capricci volanti che non diventavano lacrime e a vedere come si illuminavano i miei occhi alla vista delle lucciole.
Briciole.
Su un muretto che non esiste più.