Oggi scrivo e poi cancello.
Scrivo e cancello.
L’inesattezza del sentirsi inadeguati.
Il sorriso tirato fatto dopo essermi messa il rossetto questa mattina e ora domandarmi chi sono.
Parte la mia musica, fedele compagna di notti da scrivana e giorni lunghi da schiarire.
Cosa sono stata?
Cosa sono diventata?
Quel giorno di anni fa dentro una stanza d’albergo, inviare quel messaggio e poi sentirmi una scema, quando quell’amica mi disse che dovevo andarmene e invece non lo feci.
Il destino non ammette casini ed io che ci ho sempre creduto metto un pensiero dopo l’altro, come se fossero tutti tasselli di una storia e in effetti lo sono perché fanno parte di me e guai a fregarli.
Ora, mentre questa chitarra mi strappa l’anima e mi sento incendiare dentro, pare che tutto si metta in ordine e fa male, il cuore si sente il protagonista e io sorrido tanto lui sia colmo di amore, potrei dipingere e peccato che abbia smesso di essere in grado di farlo.
Quanti disegni imbastiti e poi stracciati, cosa che non ho fatto con i miei scritti e così vedi che un pò sta uscendo e fa meno male.
I tasti si piegano sotto i miei tocchi e mi ricorda l’estate di sei anni fa mentre ero in mille pezzi e credevo di non poter risalire più e invece ce l’ho fatta da sola.
Io non so perdonare e l’ho capito ormai e il destino ha deciso ancora di farla da padrone facendomi credere che invece avrei fatto la cosa giusta.
Maledetto. Davvero.
Parte la canzone che non mi aspettavo e mi riporta quell’estate mentre immaginavo dentro storie che non mi facevano pensare alla realtà.
Scivolo oltre e non dovrei pensare al passato.
Quando sto così deve uscire.
Novembre. Batte.
E io voglio scappare oltre il cielo, dentro quelle nuvole che mi dicono di seguirle.
Oltre dove è andato il mio cuore e dove sta tanto bene.
Quell’agenda.
La pioggia.
Dacci un taglio ora!!
Guarda al domani e lo sto aspettando.
Forte.
Come un bacio davanti alla porta, come quel sogno che sta prendendo forma ed io non credevo potesse essere possibile.
Dentro il passato che resta dietro, ho messo quel corpo rigido che era diventato la corazza per sentimenti che credevo di perdere e invece raccoglievano solo la forza per farcela in un giorno in cui avrei incontrato quegli occhi bellissimi.
Ora ci sono e mentre non voglio deludere me, non lo faccio con lui.
In fondo sarò pur triste oggi, ma non sono a pezzi, sono diventata artista di storie che forse dentro qualche libro di vita esistono davvero, mi piace pensarlo.
Debora è un casino, sensibile frastuono di emozioni che rimbalzano, dentro una tastiera trova se stessa perché a voce si perde, la timidezza di una donna che non riuscirà mai a parlare senza abbassare gli occhi e arrossire.
Passa un treno ed io salgo.
Continuerò a salire e non importa se un giorno mi schianterò, i rimpianti non li voglio più.