Ho lasciato i vestiti sul letto.
Sulla sedia vicino alla scrivania c’è lo zaino.
I libri aperti e l’evidenziatore che segna le righe più importanti della lezione di oggi.
Le cuffie nelle orecchie e la cassetta nel walkman che passa la mia canzone preferita.
Il cielo grigio che si calma dopo due giorni di pioggia.
I piedi caldi che vanno a tempo sul copriletto a fiori.
Annoto le parole sul mio diario, anche un piccolo cuore con scritto buon compleanno, le lettere si agganciano l’una all’altra in modo timido, restano qui, tra le pagine dell’anno 1990 e non troverò mai il coraggio di dirglielo.
Quanto sono stupida ma non importa.
Lui è troppo bello per me, anche se lo sogno costantemente e quando lo vedo passare per il corridoio della scuola arrossisco e sento le ginocchia tremare.
I suoi occhi verdi sono così pieni di coraggio, i suoi riccioli castani chiari raccontano ribellione.
Lo scrivo qui, tra queste pagine che un giorno saranno solo ricordi di cui sorridere.
Mi piace ma non lo posso dire.
Lo guardo mentre all’intervallo fuma la sua sigaretta con quel fare strafottente.
Credo abbia già una ragazza, ma in un certo senso lui è mio.
Quanto è bastardo il cuore, finisce nei posti in cui non deve andare, si fa trascinare da chissà cosa e poi finisce per schiantarsi.
Chissà che torta gli preparerà sua madre, chissà cosa farà con i suoi amici.
Io resterò sul mio letto ad ascoltare quella musica che so piace anche a lui, parole che diventano pesanti se ascoltate da sole.
E’ così strano essere adolescenti?
Mi sento il brutto anatroccolo di una favola che non sono capace di leggere.
Chi sarò da grande?
E lui?
Le sue labbra riceveranno troppi baci che non saranno i miei.
E io sarò altrove, in un altro mondo, lontana, ma non me ne dimenticherò mai.
Faccio una riga su quelle parole così piccole scritte in un angolo, infilo le scarpe e il bomber rosa e esco.
Voglio farglieli di persona quegli auguri, anche sussurrandoli, ma la vita è una sola e io sono così testarda da non aver paura a metterci il cuore.