Faccio scorrere le foto sul cellulare. Qualcuna la tengo, altre le cancello.
Poi uno scatto mi cattura, lo guardo, sorrido.
Il mare, sento i rumori di quella giornate, i profumi.
Ischia.
Famiglia.
Mia figlia.
Il bisogno di quella vacanza assieme, i riflessi delle onde, il cielo limpido che si mescolava all’azzurro dei suoi occhi.
Lei già grande ma che io vedo ancora come la mia bimba, anche se spesso vorrei prendesse la sua strada in piena autonomia, spiccasse il volo da noi genitori e dal suo ragazzo.
Come ha fatto a scorrere così veloce il tempo?
Sono qui seduto sul divano, in assoluto relax e non mi capacito di come la vita nella sua frenesia possa fare perdere i dettagli di alcuni attimi, ma poi di punto in bianco, così di colpo te li riproponga.
Ero un ragazzo che da quattro anni era andato via dal nido dei genitori e stava intraprendendo il suo cammino nel mondo, un lavoro, una casa, l’autonomia e non pensavo minimamente all’arrivo in un figlio, non mi toccava il desiderio di diventare padre.
E pensandoci ora, forse inconsciamente era già dentro di me.
Durante l’attesa ero felice, decisi di lasciare da parte le cose futili, dovevo rimboccarmi le maniche per accogliere al meglio il mio amore. Non c’era altro che potesse rendermi più forte in quel momento e solo vedendola, incrociando quello sguardo color cielo, ho capito finalmente in modo concreto cosa mi era capitato tra le mani: la vita.
La mia. Mia figlia.
Lei che amo, lei con cui mi scontro spesso, anche per questioni di età e siccome gliele dò vinte quasi tutte, lei ne approfitta.
Però ogni tanto si concede ancora un gelato con me e io mi sento come se non fosse trascorso un solo minuto da quando l’ho presa tra le braccia la prima volta.
Mi specchio dentro quelle pupille incantate, mi sorprende.
Sarò di parte ma è bella.
E’ la mia serenità del cuore.
(Dall’esperienza di Abx67)