Una penna che non trovavo da tanto, credevo fosse andata persa.
Come il tempo, quello che forse avrei potuto scrivere in un altro modo.
Se non avessi avuto al fianco una persona troppo infantile nei modi e spesso egoista.
Le scelte si fanno con lucidità, come quella del diventare genitori.
Io non ho mai voluto accadesse, non lo sentivo dentro quel desiderio di maternità, pensavo alla carriera, ad un futuro con me protagonista, credevo che il destino fosse tutto nelle mie mani e che se mai un giorno per caso, presa da chissà cosa avrei cambiato idea, avrei potuto farlo e invece no, non è così che funziona.
Può capitare che la vita ti sorprenda anche in negativo e dopo i quarant’anni ho dovuto sottopormi ad un’operazione che aveva deciso per me, anche se non avevo mai cambiato idea sull’avere dei figli.
Forse non ero adatta. Dentro al dolore di quell’accanimento al mio corpo ho pensato anche a questo, mentre credevo di poter avere il controllo su me stessa succedeva il contrario, proprio a me che mi preoccupo sempre di tutti.
Una maternità altrove, accudendo i miei genitori, i miei nipoti, anche i miei clienti. L’attenzione verso l’altro a volte, ora, nei momenti più dilatati mi pare sia vuoto, sibila dentro, ma non ho scoperto nulla, non gli posso dare un nome.
E’ solo qualcosa che tengo stretto e vedendo ciò che accade in questo mondo infame mi dico che è meglio sia andata così, forse ho evitato ad un angelo di mettere piede nell’inferno.
La penna mi cade dalle dita, l’emozione che non ha un tono di voce mi fa venire freddo, sa farmi capire che non si possono cambiare le cose, andare indietro a ricordare forse è solo un dispetto, però poi cambio prospettiva e penso che se avessi deciso di avere un figlio tanti anni fa, lo stupore di vederlo imparare a camminare mi avrebbe estasiata, sarebbe stato come rinascere, fare un passo dietro l’altro io stessa, ricominciare un viaggio.
Chissà se non lo stia facendo ora, donando al mio cuore questa immagine delicata.
Di vita.
(Dall’esperienza di Elena)