La città stanca.
Il buio oltre i tetti di un inverno con tante luci e troppo silenzio.
Ho le mani nelle tasche del cappotto.
Il rumore lontano delle macchine sulla statale, le finestre dei palazzi illuminate a vita che accarezza di già i sapori della cena.
Racconti e umori che restano al caldo dietro indirizzi che mi sfuggono da sotto gli occhi.
Ho una meta che ho voglia di riempire di risate, di musica e progetti.
Le persiane sono già accostate, il freddo fuori mi sta per salutare.
La porta che apro con delicatezza, il fuoco acceso e il mio abbandonarmi appena dentro le quattro mura, togliere le scarpe e i passi che per oggi mi hanno portato in giro a raccogliere ombre.
Allungo fino in corridoio e sento l’acqua della doccia, apro la porta e la sagoma dell’uomo che amo mi abbraccia violenta i desideri mentre il vapore mi accoglie e ho solo voglia di spogliarmi di ogni cosa, di ogni brivido, di me stessa che tengo chiusa in jeans e un maglione troppo grande per questo corpo di ceramica.
Lo vedo che si gira e mi saluta, il corpo nudo che amo sfiorare di notte mentre dorme e vorrei prendermi i suoi sogni per baciarne ogni angolo.
Entro e lo bacio voracemente, le sue labbra sono balsamo, ne ho bisogno addosso e dentro, mi fermo, gli lascio i polmoni e lo fisso tenendogli il viso con entrambe le mani, le gocce gli imperlano le ciglia.
Rido scivolando con la bocca sul suo collo, sulle clavicole, sul petto, su tutto quello che si chiama carne.
Lui è stato la grotta nella quale mi sono riparata per non rischiare di cadere nel precipizio dal quale vedevo il fondo di un’esistenza che mi cancellava.
Mi sono aggrappata e con i polpastrelli che sanguinavano ho iniziato a curarmi di amore.
Non c’è bisogno di parole, sono ai suoi piedi, onnipotente, sembra che sia lui a comandare su di me e invece sono io a possederlo, ingorda di respiro e sapore, non voglio altro che perdermi.
La passione è come una valanga e mi esce dagli occhi, mi perdo con la labbra e le sue mani sulle mie tempie, le ginocchia che si sciolgono nel pavimento di acqua.
Mio.
Eterno.
Sono capace a prendere l’infinito e a imbastirlo, mi prendo cura di lui, lo avvolgo in un asciugamano e non voglio dica nulla, gli asciugo la testa come si può fare con un figlio, lo proteggo e lo porto lontano da quel mondo che lo vede infelice.
Certe cose non si imparano, vengono da dentro e non siamo pronti ad elargirle a chiunque.
Ecco perché io amo solo lui.
Solo lui…
(Dedicato all’uomo che amo e che amerò ogni giorno della mia vita.)