Nel risveglio

La camera buia.

La coperta bianca che ciondola giù dal letto.

La notte ancora giovane per essere attraversata ed i sogni che non scoccano più. 

Sulle labbra un pò di amaro e le dita che affondano nel cuscino per abbracciare un profumo.

Un ricordo che flebile attraversa la mente, come una lucciola che in quelle sere d’estate si intrufolava tra i cespugli alti vicino al cancello.

Quel cortile che diventava un parco incantato, la gente che per le vie non aveva vergogna di fare quattro chiacchiere con i vecchietti che alla sera si sedevano fuori di casa, in cerca di un pò di refrigerio.

Mamma ed io che passeggiavamo dopo una lunga giornata di corsa, il tempo bambino degli incastri con gli amici e i racconti, quel qualcosa che poi finisce e solo un velo di malinconia può di nuovo tirare fuori.

Le pedalate per i campi, i conigli e le mani per appendersi agli alberi e il fumo impastato di un addio forzato.

L’infanzia finita di colpo.

Un colpo ed il precipizio.

Ripartire e ritrovarsi con persone poi perse e che ora non sanno neppure se io sia un numero.

La vita è così, come un uragano.

Riporta e toglie, fa rivivere e regala.

Mi vedo così, seduta su uno scoglio in riva al mare Adriatico, vicino Chioggia, ad osservare le luci della riva, a sognare, a sentirmi bene finalmente dopo tanto tempo, con l’amore che esplode dentro e che mi rende felice, mi vedo lì ancor prima dell’inferno.

Non diamo mai nulla per scontato, perché anche il mare più calmo si può arrabbiare.

Anche questo cuscino sotto il mio viso si può riempire di lacrime.

Come ora, mentre tutto è nell’altrove e non vuole più farsi acchiappare.

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2020-02-24T06:57:18+01:00