La più risplendente

Sfoglio vecchie fotografie.
Vecchie per modo di dire, sono foto di un prima.
Del prima di diventare madre.
Quasi mi sembra di sfogliare una me sconosciuta, come se su quelle pellicole ci fosse immortalato qualcosa che ora mi sembra distante anni luce.
Il mio matrimonio in giovane età, ancora così tanto ragazzina, finita in Italia distante da amici e famigliari, a costruire un sogno e tutto il suo disegno che fino ad un attimo prima era solo una bozza.
Scatti decisi, immortalano attimi di vita quotidiana, di viaggi, di un legame che simpaticamente ho sempre pensato fosse un periodo di prova fino all’arrivo di un figlio.
Volevo crescere prima io nel rapporto con mio marito, che vedere crescere un esserino che di noi avrebbe portato ogni sorta di bagaglio.
Volevo capire se lui fosse stato davvero quello giusto per il futuro, per un frutto che non sarebbe stato solo un progetto, ma persona vera.
E così tra un test di gravidanza fatto velocemente nel bagno dell’ufficio, le analisi del sangue poi regalate come prova prima del concerto dei Negramaro ad Assago nel 2008, sono riuscita a sconfiggere l’incredulità di mio marito solo dopo la conferma lampante davanti all’ecografia dalla ginecologa.
Lui un figlio l’avrebbe voluto fin da subito e quindi il mio essere pronta svelatolo a lui durante il viaggio a Lisbona, credo lo abbia sentito come il tanto atteso passaggio alla nostra totalità, perché io ho sempre pensato che un figlio lega due persone molto di più che un anello al dito. È eternità.
Tra queste foto poi appare lei, quasi un velo di nostalgia per quel periodo mi vela gli occhi, lei che amo alla follia, un po’ sbadata, testona ma così brillantemente buona. Con la fantasia e la limpidezza dei suoi gesti, mi commuove per come si pone ogni volta davanti alle cose nuove.
Sarà che gli anni passano e il suo tempo corre ma dentro di me si fa sempre più presente quella paura prepotente di poterla perdere, di non essere in grado di proteggerla dinanzi agli screzi della vita. Sarà un sentimento che mi accomuna a tutte le madri ma io sono così e mi tengo caro anche questo, se posso pensarlo, piccolo difetto.
Lei così piccola oltre queste pellicole, mi riporta i nove mesi in cui aspettavo il suo arrivo, è stato come un viaggio in cui mi sono fatta trasportare totalmente, ogni sorta di emozione mi ha colmato, ho dedicato a lei anche le mie radici, donandole un nome che riporta alla mia terra natia, un nome che significa “la più risplendente” ed è stato anche quello di una regina traditrice ma che di questo suo lato non fu mai osannata.
Volevo particolarità per lei e mille sogni.
Io che la amo più della mia stessa vita e mi dona una felicità indescrivibile, oppure sì, la posso descrivere o ritrovare in un gesto tutto nostro che ha il sapore dell’unione indissolubile, come in quel periodo in cui siamo state un tutt’uno.
L’ultima foto, siamo in riva al mare, quel mare che è un pezzo di cuore e di spirito, siamo abbracciate, rivolte alle onde e spalle all’obiettivo.
In questa foto non si sente il nostro motto “compattine, compattine!”, ma c’è, c’è stato come tutte le volte in cui ci teniamo strette e siamo complici.

(Dall’esperienza di Stefania)

(Foto personale)

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2018-12-07T13:30:01+01:00