Adesso… loro

“Luce dei miei occhi 
Brilla su di me
Voglio mille lune
Per accarezzarti.”

 

Canticchio questa strofa mentre la scrivo come buongiorno a mia figlia, voglio la trovi al suo risveglio.

La bellezza delle frasi di “Meravigliosa Creatura” resterà il simbolo delle mie attese, delle notti mentre ascoltavo il suo respiro calmarsi e diventare lento per cullare un sonno dolce di bimba.

Il tempo trascorso e che ha corso, lei che insegna a me la libertà e la freschezza dei suoi anni, come se potessi ritrovare di nuovo la me ragazza e per questo io le dono la tenerezza, proprio come intona la Nannini, nel sollievo delle carezze.

Inutile dire che spesso avrei potuto essere migliore, ma fin da subito ho combattuto per tenere stretta a me la vita di quei due esserini che sono la cosa che ho di più cara al mondo.

I nostri viaggi chiusi in auto, uniti dal nostro legame, il guardarci e capirci, il maschio che si ritrova a intonare il pezzo “Amandoti” mentre io e sua sorella lo guardiamo divertite, lui che mi insegna a riflettere con più calma, mentre io vorrei fosse più sicuro di sé e delle sue capacità.

Spero sempre per loro e voglio soprattutto, fargli conoscere luoghi nuovi e dargli la giusta dose di nozioni per poi permettergli di diventare curiosi del tempo e soprattutto della vita.

Li ho sempre desiderati, anche se non ho deciso in un momento esatto di averli, la mia fortuna è che sono arrivati subito, lasciandomi il cuore come in una bolla preziosa, ho rischiato di perderli ed è come se l’impotenza del non riuscire a proteggerli allora, ora che crescono, sia diventata una sorta di nemica contro cui combattere quotidianamente.

Io che ho insegnato a loro canzoni della mia gioventù, come “Adesso tu”, io che sono nata davvero ai bordi di periferia e ho voluto dare loro un luogo sereno dove vivere, avrei voluto regalargli la gioia di un altro fratello, un figlio che ho desiderato ma non è mai nato, quello che vorrei, portando il bagaglio di mille consapevolezze, anche quella più pesante di non poterlo avere.

Negli occhi ancora la luce del monitor che mi mostrava per la prima volta il contorno del viso di mio figlio, io che quel giorno credevo di ricevere delle notizie pessime sul mio stato di salute, invece chiusi la porta dello studio medico come se fosse la porta che dava su un giardino incantato, sarei cresciuta con loro e nelle angosce avrei perso un pochino lo scorrere del mondo fuori, ma sarebbe stato un sacrificio ripagato in conquiste a quattro mani.

I sacrifici che faccio sono per non vedere spegnere i loro sorrisi e ciò che mi invento per non far prendere sopravvento alla noia.

Ciò che mi basta in realtà non è mai abbastanza e si tratta del tempo, nostro.

Di noi tre, la mia perfezione.

(Dall’esperienza di Leandra)

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2018-11-24T13:11:17+01:00