Ercole

Era sera. Lo ricordo.

I piedi abbandonati sul divano verde menta.

Le mani sul ventre. La sua forma già leggermente arrotondata, la sensazione vincente di essere colma di vita.

La mia. La sua.

Un esserino piccolissimo, ancora un puntino dentro di me.

Le dita a tamburellare, a dare un ritmo alla felicità ma anche alla paura di non riuscire ad andare avanti, di essere fragile, di non respirare bene per lui, per me.

Un gioco quella sera, quello dei nomi.

Sceglierlo, senza dimenticare del suo futuro.

Ho sempre amato i nomi forti, aperti, storici, quelli che hanno da raccontare tanto, quelli che solleticano il palato.

La lista era lunga ed io ero felice, eccitata, come se proprio in quel momento avrei scoperto il sesso di quell’esserino così minuscolo, ma dovevamo aspettare ancora.

L’alfabeto scorreva con le sue idee.

A… nulla.

B… neppure.

C… zero.

D… no!

E… Ercole!!!!

Ha avuto subito in gola lo sfrigolio di quelle caramelle frizzanti, di quel gelato anni 90 che in bocca produceva piccoli scoppi…era lui!!!

Era gioia dentro di me.

Ercole!

Quella “c” in mezzo a appuntare la forza, come il Cuore che sta in mezzo al petto. Come un fiume da navigare.

Ho continuato a leggere la lista ma il resto dei nomi andava scemando, neppure mi colpivano…neppure c’erano. Scivolavano sulla lingua come acqua.

Ercole mi portava allegria. Quella sera l’ho ripetuto miriadi di volte.

Mi ha portato leggerezza e la mia sensazione mi ha fatto sperare in un significato: piacesse anche a quell’esserino minuscolo quel nome.

Avevamo la scelta nel caso fosse stata femmina.

Un nome altrettanto importante, acuto, corto e dominante.

Nessun dubbio. Da subito quelli, anche se da dentro la convinzione era che fosse maschio, come poi da conferma.

Oggi guardo mio figlio e credo di non aver sbagliato affatto nella scelta.

Originale il suo nome, raro, antico, rude, speciale. Suo.

Ne ho conosciuto uno di “Ercole”, abitava poco lontano da casa mia ed era un uomo buono, duro e attento nel suo lavoro, un gran signore con le donne.

Di lui ho un ricordo velato, sono più i racconti della mia famiglia a riportarmelo, sul viso di suo figlio quando ha saputo della mia scelta, si è disegnato un sorriso colmo di gioia, lui che di figli non ne ha avuti, ha esclamato “come mio papà…”

Ercole e i suoi sogni.

Ercole e le sue mani già grandi.

Ercole e il domani già negli occhi di oggi.

Lo vedo riflessivo e fantasioso.

Birbante e simpatico.

Tutti restano di sasso quando mi chiedono il suo nome.

Voglio lo porti con fierezza, disinvoltura!

Io ho odiato il mio per un po’, era come un’ombra, poi crescendo ho pensato che mi identificava, in fondo anche se portavo due nomi e uno era di mia nonna era un po’ come poterla farla vivere nei miei passi.

Forse in quei sogni che a lei si erano infranti tra le mani.

Ercole avrà i suoi.

Ercole sarà i miei passi più belli.

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2018-11-10T18:26:24+01:00