Pagine

Un passo dopo l’altro come se fosse un’impresa difficile, il muro che scotta e i piedi che restano ancorati al cemento come se le gambe dovessero diventare di nuovo molli dopo poco.
La fragilità del tempo che non ha spiegazione, le parole che corrono sulla carta e gli angoli che si increspano sotto le lacrime del non sapere cosa sta succedendo.
E gli anni sono trascorsi, perché prima o poi ci si salva.
Il quaderno blu, pagine ancora bianche che rimarranno tali, incastrate tra una scatola contenente ricordi e una cartelletta a ganci con carte importanti.
Pezzi di pressioni incomprese, tremori senza battiti, tocchi di lettere persi là tra righe sbiadite.
Potrei pormi di nuovo le stesse domande di allora, sentire di nuovo il sudore freddo che è stato trattenuto dalle mie mani e il collo che si irrigidiva, il corpo che sembrava un qualcosa di troppo lontano dalla mia mente.
Potrei risfogliare foto mai scattate e appiccicarle dove non devo dimenticarle, ma basta così, basta quello che ho dentro. Non si dimentica quello che ci ha fatto crescere, così senza troppi sorrisi scontati.
Pagine e le mani che non ho potuto stringere perché troppo lontane, ma che mi erano vicine al cuore più di quelle persone che potevano abbracciarmi ogni giorno ed è quello che ha dovuto sopportare la mia pelle ancora di recente, il menefreghismo, un abbandono in un momento che non augurerei neppure al mio peggior nemico e anche nel periodo subito dopo bellissimo.
Il dolore dell’abbandono è come quel muro che scottava e i piedi di cemento che avrebbero voluto fare radici ma invece si sono tagliati.
Lo sguardo fisso dentro ad un cuore che ancora devo addestrare a fregarsene del male, ma non si può cambiare se non si riesce a capire.

Cosa ne pensi?

PARLIAMONE SU TWITTER
SCRIVIMI
2018-11-10T18:28:31+01:00