’90 e questa favola

Seduta su un muretto.

Un pacco di patatine e una bottiglietta di acqua.

I capelli lungo le spalle e il gubbino di jeans.

Le gambe a penzoloni e le sneakers verde acqua con i lacci di raso a pois.

Aspetto lui, è andato a prendersi un panino e una birra.

Mi sorride e poi attraversa.

Si siede da parte a me, ci giriamo e osserviamo le colline che stanno qua attorno.

Mi chiede se voglio dare un morso, non mi importa se ha chiesto di mettere tanta cipolla e la maionese che odio, ci provo, a lui non lo dico, è la prima volta che usciamo, se mi bacia almeno è fatta.

Addento mentre metto la mano sulla sua, mi sale un brivido alla nuca e mi cade anche una goccia di quella crema gialla sui jeans, rido, lui con me.

Sono già innamorata e il boccone scende che neppure i suoi sapori forti mi fanno schifo.

Sono gli anni 90 e non ho più paura di andare in moto, ho fatto pratica con mio fratello, solo perché non volevo tremare quel giorno che lui mi avrebbe chiesto di uscire, perché sapevo che sarebbe successo, doveva succedere.

Finisce il panino e tiene ancora un pò di birra, mi chiede se ho voglia di fare due passi e così percorriamo la via principale. 

Sarà dieci centimetri più alto di me, indossa una felpa scura e dei jeans neri, mi piacciono i suoi capelli, il suo profumo, i suoi occhi chiari.

Si gira, sgrano gli occhi, lo sta per fare, ne sono certa. Mi guardo le mani, cominciano a tremare ma lui me le prende, mi guarda e dopo uno scatto stranissimo me lo ritrovo piegato ad un palmo dalle mie gambe che vomita tutto quello che ha mangiato.

Non ci credo, non è successo!

Non a me, non oggi, non al primo appuntamento!

Non so quanto passa che si raddrizza, si pulisce con il dorso della mano e mi dice “Pur di uscire con te ho finto di star bene con mia madre ma ora credo di avere anche la febbre!”

Lo abbraccio. Io lo amerò per tutta la vita mi dico.

Ritorniamo alla moto, mi chiede se me la sento di guidare io, a lui gira la testa.

Ho il panico nelle scarpe ma ci provo, mi fanno forza le sue mani in vita, le stesse che dieci anni dopo accarezzavano il mio pancione con il nostro bimbo dentro.

E oggi ricordo quella giornata ridendo proprio con nostro figlio.

Lo guardo, somiglia molto a suo padre, gli stessi occhi verdi, i capelli scuri come i miei, alto e snello, lui che mi ha appena detto di essersi innamorato, lui che a novembre compirà diciotto anni.

Abbiamo un bel rapporto, molto complice, mi piace raccontargli di me, di noi, di cosa ho sognato, di quello che ancora oggi sogno anche se ho passato i quarant’anni.

So che stavolta è innamorato davvero, non sta più seduto sull’ultimo gradino della scala ad aspettare l’ora di uscire, ma non finisce più di sistemarsi in bagno, ho visto i selfie che pubblica su Instagram, le sue pose, quel viso giù adulto ma che ancora nasconde il bambino, quello che presto si cancellerà del tutto.

Ha una foto molto bella, anche se gli ha applicato il filtro in bianco e nero, ha il viso poggiato al braccio mentre sta seduto alla scrivania, guarda dritto nella fotocamera, le labbra socchiuse come se volesse rendere un bacio, il ciuffo che copre sbarazzino la fronte, e gli occhi che sono un disegno perfetto senza il loro bel colore, ma trasformati nel grigio chiaro del filtro.

Sotto come didascalia “Verrò a prenderti amore mio!”

E mi sembrava quella foto di suo padre che tengo tra le mie cose più intime, quella che mi spedì mentre era in trasferta militare, quella che si fece fare da un fotografo, poggiato ad un muro, il viso leggermente inclinato, le labbra socchiuse e i capelli sulla fronte. Dietro ci scrisse le stesse parole che suo figlio scrive su un cellulare, proprio le stesse.

Mentre era via mi chiese di sposarlo.

Io non accettai subito, credevo fosse troppo bello per me e che lontano tutti quei chilometri si fosse innamorato di un’altra.

Fece di tutto quando tornò, anche tagliarsi tutti i capelli, scrivere sul marciapiedi davanti a casa mia che sarebbe rimasto fuori a dormire finché non sarei tornata da lui.

Lo amavo davvero ma lui molto di più e se ancora oggi mi dice che metto in dubbio il nostro amore gli rispondo che non è dubbio ma solo fragile paura di perderlo, anche dopo tutti questi anni.

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2020-05-06T17:06:23+01:00